Non si può non voler bene a Vasco Brodi, con il suo demo autoprodotto del 2007 mi colpì come un fulmine con le sue canzoni urlate e quei testi al limite del miracoloso. Una foto fulgida di un periodo, di una generazione. Sorprendente, ed assolutamente e dannatamente anticommerciale.

Poi venne la notorietà, la Tempesta (l’etichetta discografica), Giorgio Canali ed il demo divenne il suo primo album. Vennero smussati gli angoli, la sua voce divenne più musicale e meno rabbiosa. Tutto più godibile, più fruibile.

Comunque un successo. Concerti (tanti). Mi ricordo che al primo che vidi eravamo pochini, Canali che gli faceva da “papà” con pacche sulle spalle, molto bello. Un anno dopo c’era uno stuolo di gente che cantava a memoria le sue canzoni, i suoi testi. Lui padrone del palco. Fantastico.

Poi la lunga attesa per il secondo disco, anche chi gli voleva bene (come me e i miei amici) lo si prendeva un po in giro per quel suo stile ormai cristallizzato. Indimenticabile lo sfottò durante il mega concerto a Ferrara (Ferrara sotto la Tempesta) nel quale cantavamo canzoni degli 883 con lo stile Vascobrodiano (private anche voi, divertimento assicurato).

Diciamo che un po di attesa c’era. Chissà quale strada percorrerà il nostro Vasco. Dove andrà a parare.

Da nessuna parte. Questo “Per ora noi la chiameremo felicità” è una fotocopia del precedente. Inteso, niente di male, ci macherebbe. Comunque un bell’album. Ma, cavolo, sembra non sia cambiato nulla. Ed a peggiorare la situazione anche i testi sono molto ma molto meno potenti del precedente.

Niente “Con le nostre discussioni serie si arricchiscono solo le compagnie telefoniche”.

Niente “E invidiare le ciminiere perché hanno sempre da fumare”

Niente “E cosa racconteremo, ai figli che non avremo, di questi cazzo di anni zero?”

E potrei continuare…

Ma torniamo a “Per ora noi la chiameremo felicità”. Ripeto, non è un brutto disco. Un ottimo inizio per chi non conosce il buon Vasco Brodi. Per chi invece lo conosce è un semplice album di B-Side del precedente, fatta eccezione un paio di canoni (su tutte la bellissima Fuochi Artificiali, dove una base dissonante si sposa con un cantato finalmente ispirato. E’ vero che qui è la musica che fa la differenza… Ma fossero state tutte cosi sarebbe stato un album forse diverso).

Per non tirarla lunga, se Vasco voleva aumentare l’audience di ascoltatori, beh, tanto di cappello e buona fortuna. Ma accetto l’album solo se lo scopo è questo.


GiampaoloM

Ascolto Musica, vado a Concerti, Scatto foto. Vivo a Roma.

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