BEST 2013 ALBUMS

I miei dischi dell’anno tra quelli usciti nel 2013. ho messo un voto indicativo e sopratutto un link a youtube per i pezzi che più mi sono piaciuti per ciascun album (se non aveste spotify o se voleste farvi un idea veloce).


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Daugher – if you Leave [songwriter] [xrr rating=4.5/5 label=”Voto al Disco:”]

La musica è strana, ogni tanto escono dei dischi che ti entrano dentro, che con le loro sonorità riescono a dialogare ad un livello fisico, quasi viscerale. Chiaramente la cosa è assolutamente soggettiva, ma nel corso degli anni sono stati diversi i dischi di questo tipo. Che mi hanno stregato, ipnotizzandomi per mesi e mesi. Micah P. Hinson, Antlers, Former Ghost o Matt Elliott per citarne alcuni. In questo 2013 i disco che maggiormente mi ha “preso” a livello emotivo è stato questo disco dei Daughter. Delicato come pochi, bei testi, tristi ma non banali. È poi quella magia che non posso spiegare ma che dopo più di un anno da quando l’ho ascoltato per la prima volta mi spinge a rimettere in ascolto il disco. Senza saltare nessuna canzone, senza che mi venga a noia. Splendido.

Brani in evidenza: Lifeforms, Winter e la loro versione di Get Lucky dei Daft Punk


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Woodkid – The Golden Age [Pop] [xrr rating=3.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Sorprendente album questo di Woodkid. Il modo in cui riesce a costruire perle pop dando tuttavia una profonda impronta personale. La magniloquenza dei brani, supportati da un orchestra sempre ben dosata ma in grado di dare una botta di epicità che innalza il valore di ogni brano. Il tutto scandito dalla voce di Yoann che per emotività e calore molti accostano (a ragione) a quella di Antony. Insomma una bella scoperta per un album forse alla lunga un po’ monocorde ma che ha degli ottimi pezzi ed una cura dei dettagli che non passa inosservata. Maestoso e malinconico allo stesso tempo.

Brani in evidenza: I love You, Run boy Run


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Moderat – II [electro, dubstep, techno][xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Seguito dello strepitoso disco del 2009 questo secondo disco dei Moderat, nato dalla collaborazione tra Apparat e i Modselektor, riconferma la bravura dei suddetti Dj tedeschi con un mix di generi e sonorità di altissimo livello. Dopo una breve intro apre il disco le sonorità electro-pop di Bad Kingdom, pezzo dotato di un’energia e musicalità in grado di far ballar anche i massi. Poi il disco alterna brani più delicati (therapy) o ferocemente techno (Milk) sempre di ottimo livello. Altra grande prova e disco da ascoltare e ballare.

Brani in evidenza: Bad Kingdom,


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Bonobo – The North Borders [Downtempo][xrr rating=3.5/5 label=”Voto al Disco:”]

La parola d’ordine è downtempo. E devo ammettere che di downtempo non ne ho mai ascoltato molto. Invece quest’anno mi sono trovato ad ascoltare a rotazione continua ben due album con queste sonorità: Kollektiv Turmstrasse con il loro rebellion der traumer e questo disco di  Bonobo. E devo dire che non solo sono un ottimo ascolto da sottofondo (un sottofondo che spesso diventa protagonista) ma anche da ascolto attivo. Fresco, divertente e mai fastidioso.

Brani in evidenza: Cirrus


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Deafheaven – Sunbather [post-metal] [xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Che belli i tempi del black metal, della scena norvegese con i suoi Burzum, Mayem, Darkthrone., Satyricon, ecc. Poi sono passato ad altro e di black ho ascoltato solo la scena americana (Wolves in a Throne room su tutti) fino a quando non mi sono trovato davanti questo disco con copertina con sfumature di rosa in cima a ADM (www.anydecentmusic.com, sito aggregatore di voti di dischi) per mesi. E quindi la curiosità mi ha portato ad ascoltare questo disco tanto osannato. Snobbato sulle prime mi sono successivamente fissato con la title track, la splendida Sunbather. Certo, di back il disco ha solo lo scream e qualche chitarronata, poi come scritto da Bastonate si tratta piuttosto di un disco post metal qualcosa, ma a differenza loro a me è parecchio piaciuto. Ho amato il black e il post rock (qualunque cosa significhi) ed il modo in cui queste due anime si fondono nel disco mi ha entusiasmato. Chiaramente i veri pezzi del disco sono le tracce sopra i 10 minuti, le restanti sono degli (utili) momenti per far rifiatare le orecchie! Da ascoltare.

Brani in evidenza: Sunbather


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These New Puritans – Feelds of Reeds  [avantgarde, post-rock, modern classical] [xrr rating=4.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Un disco fuori dal tempo, questo album dei these New puritans. Una di quelle cose che si fa fatica a inquadrare e che infatti non ė piaciuto ai più. Un disco con quattro pezzi iniziali da capogiro per solennità, lirismo e intensità. Poi il disco cala un po’ forse perdendosi in un manierismo senza cuore. Ma la prima parte è passata infinite volte nelle mie casse e nelle mie cuffie. Per me uno di quei dischi che tra anni continuerò ad ascoltare. Ribadisco, fuori dal tempo!

Brani in evidenza: Fragment Two, The Light in Your Name, V (Island Song)


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Jon Hopkins – Immunity [Elettronica] [xrr rating=4.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Se Luxury Problems di Andy Stott è stato il disco di elettronica dello scorso anno (e disco dell’anno tout court) questo immunity si proclama come suo successore. Un avvio con un quartetto di brani di techno cupa e martellante come nella prima traccia (we disappear). Brani martellanti che toccano la vetta nei 9 minuti di Collider. Poi il disco cambia rotta e i restanti 4 brani si perdono in un ambient rarefatta e riposante. Il mix complessivo che ne viene fuori è al tempo stesso straniante e maledettamente seducente.

Brani in evidenza: Open Eye Signal, Collider, We Disappear


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Matt Elliott – Only myocardial infarction can break your heart [folk, songwriter[xrr rating=3.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Ogni disco di Matt Elliott è per me un disco a cui dedicherò sicuramente la mia attenzione e a cui concederò il giusto numero di ascolti. Io e Matt ormai abbiamo creato un legame stretto, diciamo che la mia si può tranquillamente definire una dipendenza. Una dipendenza vera e propria alla sua voce calda e triste, ai suoi arpeggi delicati e depressi. Si, la tristezza, malinconia, anzi la disperazione che pervade la sua musica è per me una vera e propria catarsi. Mi permette di riconciliami con il mondo. Questo album non è  da meno anche se a dire il vero la disperazione è meno presente, anzi… Quasi un disco allegro (per gli standard di Matt ovviamente!!!). E questo Matt non me lo dovevi fare. Ma anche tu ogni tanto ti meriti un po di felicità. Quindi sei perdonato. Ma non cambiare.

Brani in evidenza: I Would Have Woken You With This Song, Reap What You Sow,


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I Cani – Glamour [electro-pop cantautoriale][xrr rating=3.5/5 label=”Voto al Disco:”]

l’anno scorso mi aveva spiazzato con quei testi “velenosi” e diretti e quell’electroclash sbilenco. Adesso torna con un album più maturo sia come suoni che come testi. Una piacevole conferma. E non lasciatevi sfuggire “non c’è niente di Twee.

Brani in evidenza: Non c’è niente di twee


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Boards of Canada – Tomorrow’s Harvest [elettronica[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Quanto ho amato (e amo) i BOC e quanto ha pesato la loro assenza dopo quei due splendidi album di inizio 2000 (geogaddi e The campfire headphase). Poi voci di un loro ritorno, un pesce d’aprile, poi una notizia vera e dopo poco eccoci con questo tomorrow’s harvest tra le mani…. Ed è come se il tempo non fosse passato. I suoni sono quelli dei BOC adeguatamente aggiornati ai nuovi tempi ma senza che questa evoluzione comporti degli stravolgimenti, anzi. Per notare l’evoluzione bisogna prestare parecchia attenzione. Ma brani come New Seeds sono la summa della bravura del duo scozzese. Melodie semplici ed al tempo stesso capaci di ipnotizzare l’ascoltatore. Uno splendido ritorno per un duo di cui si sentiva profondamente la mancanza.

Brani in evidenza: Reach for the Dead, New Seeds


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Ulver – Messe [dark-electronic chamber music][xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Seguo gli Ulver dalla loro incarnazione black, quel “The Mardigal of night” del 1997 e ho continuato a seguirli ed amarli in tutte le loro innumerevoli ed infinite mutazioni. Alcune splendide (Perdition city e shadow of The Sun su tutti) altre meno. Ma tutte di ottima fattura. Ed eccomi qui all’ennesima mutazione. Questa volta si tratta di un disco fatto e commissionato dalla Tromsø Chamber Orchestra. Si tratta di componimenti orchestrali che tuttavia vedono fortissima la mano degli Ulver a plasmare ogni brano. Come ben scritto su Storia della musica “Messe I.X-VI.X” è un album difforme, eterogeneo, aperto e claustrofobico allo stesso tempo, che getta sguardi sin troppo diversi fra loro e ha intrinsecamente impresso nel proprio DNA il sapore della transitorietà”. Ennesima grande prova degli Ulver.

Brani in evidenza: As Syrians pour in, Lebanon grapples with ghosts of a bloody past, Glamour Box


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Bvdub & Loscil – Erebus [Ambient] [xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Quando ho letto che due dei miei artisti preferiti in ambito “ambient” univano le forze per fare un disco insieme ho intanto benedetto la romana Glacial Moviments per essere riuscita nell’impresa, e poi li ho aspettati al varco, ben sapendo che non sempre quando due grandi musicisti lavorano insieme il risultato è superiore alla somma dell’estro dei due. È anche vero che Loscil viene dal disco ambient migliore dello scorso inverno (sketches from new brighton) e Bvdub nella sua iperproduttivitá che lo caratterizza ha comunque tirato fuori due dischi enormi  come “serenity” e “a careful extasy”. Quindi come non fare a fremere nell’attesa? E il risultato non si è fatto attendere mostrando un ottimo album che tuttavia è un disco con un 80% di Bvdub e solo un 20% di Loscil. Non che questo infici in alcun modo la bellezza del disco, anzi. Semplicemente una mano è preponderante (anche troppo) sull’altra. Detto questo il disco scorre via brano dopo brano nella sua maestosa bellezza. Disco Ambient dell’anno.

Brani in evidenza: Aether


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Tim Hecker – Virgins [ambient-drone, modern-classical] [xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Tim Hecker dopo Ravedeath non poteva superarsi, anzi, sarebbe stato già un miracolo riuscire ad eguagliare quel disco perfetto che è stato Ravedeath. Tuttavia stiamo parlando di un artista che è ormai al suo ennesimo album di cui nessuno sotto l’eccellenza, virtù rara nell’ambito di un genere come quello dell’ambient / drone / glitch in cui è facile scadere nel banale o nel noioso. Ed invece. Tim è lì a ricordarci come esiste sempre un’eccellenza. E per lui è sempre a portata di mano. Insostituibile e inimitabile.

Brani in evidenza: un brano vale l’altro, Virginal II


DARKSIDE-PSYCHIC
Darkside – Psychic [Elettronica, neo-psichedelia] [xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Il disco di Nicolas Jaar del 2011 era stata una vera rivelazione per me. Elettronica rarefatta musica in cui erano i vuoti a farla da padrone. Un ottimo disco, bello e seminale. Da quel disco la mia attesa verso il nuovo Jaar è cresciuta mano mano che passava il tempo ed ancora di più dopo l’uscita del disco di Blake che aveva esordito nello stesso anno di Jaar con sonorità simili. Ed invece ecco questo nuovo progetto che a momenti mi sfuggiva. Darkside. Qui Jaar si fa accompagnare dall’amico chitarrista Dave Harrington in una jam fatta album. Il gioco vale solo per il brano di apertura, quegli 11 minuti di golden arrow. Ma tutto l’album, alla fine, si fa ascoltare.

Brani in evidenza: Golden Arrow, Paper Trails


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Massimo Volume – Aspettando i Barbari [post-rock, alt-rock] [xrr rating=3.5/5 label=”Voto al Disco:”]

I Massimo Volume sono i Massimo Volume, e vabbè. Cattive abitudini è stato un disco enorme. La prova che il tempo non aveva fatto perdere ispirazione al gruppo. Questo aspettando i Barbari invece di limiti ne ha eccome. Si vede il tentativo (aimè per me poco riuscito) di dire qualcosa di nuovo, di cambiare un po’ le regole e le sonorità. Ma alla fine il pezzo più riuscito è proprio quel “aspettando i Barbari” canzone più Massimovolumiana che mai. Insomma, lo etichetto come disco di transizione e aspettiamo il prossimo, sono convinto che i nostri hanno ancora parecchio da dirci.

Brani in evidenza: Aspettando i Barbari


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Forest Sword – Engravings [psichedelia, drone, trip-hop] [xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Difficile parlare di quest’album. Difficile non solo darne un giudizio ma anche solo cercare di inquadrare, anzi abbozzare il sound che lo caratterizza. Si, perché il disco è un miscuglio indistinguibile. Psichedelia, elettronica, lo-fi. C’è di tutto e tutto è ben amalgamato e alla fine ipnotizza l’ascoltatore. Lo lascia senza fiato. Bello incasinato e bello in generale. Davvero stupefacente.

Brani in evidenza: Friend, You Will Never Learn, Thor’s Stone


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65daysofstatic – Wild Light [post-rock] [xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Eccolo il disco post rock dell’anno. Inteso come l’unico disco del genere ascoltato. I 65dos hanno seguito un percorso tutto loro. Il precedente disco era una autentica rivelazione con una sterzata dal post rock all’elettronica quasi danzereccia. Ora con quest’ultimo i nostri cercano di recuperare le sonorità post mantenendo tuttavia quegli inserti elettronici che tanto avevano colpito nel precedente. Peccato che non tutti i pezzi del disco sono centrati ma il risultato complessivo è sempre di buon livello.

Brani in evidenza: Prisms, The Undertow


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Savages – Silence Yourself [post-punk, dark-wave] [xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Ogni tanto bisogna anche divertirsi, sparare qualcosa nelle casse che faccia vibrar le pareti, che ti faccia ondeggiare la testa. Qualcosa di rock che sia anche cattivo, grintoso. E questo è il disco in grado di soddisfare questa esigenza. Gruppo tutto femminile come da riot girrrls anni 90, quindi niente di nuovo, ma quel niente di nuovo che non si ascoltava da parecchio tempo!

Brani in evidenza: Shut Up, She Will


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Ghostpoet – Some Say I so I say light [Dubstep, Hip hop[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Ghostpoet continua il suo percorso evolutivo abbandonando sempre di più le sonorità hip hop per traguardare ad un post dubstep cupo e parlato. La sua voce monotona e amelodica accompagna basi ben strutturate che catapultano l’ascoltatore in una Londra nebbiosa come non accadeva da tempo. A me è parecchio piaciuto e l’ho ascoltato spesso e volentieri. Non è stato così per tutti ma me ne farò una ragione!

Brani in evidenza: Cold Win, Meltdown


bvdub
Bvdub – A Careful Ecstasy [Ambient[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Bvdub è un dj che ha molto da dire nell’ambito dell’ambient music. E questo traspare dalla enorme prolificità che lo contraddistingue. Solo quest’anno ha sfornato 3 album (di cui uno è questo ed un altro l’ho scoperto adesso, cazzo) più il disco con Loscil. E quando si parla di ambient è facile scade nella ripetizione. Noia. Ma questo non è un problema per Bvdub e la sua iper-produzione che non intacca minimamente la qualità compositiva dei sui lavori. Lavori TUTTI contraddistinti da tracce da non meno di 10 minuti e album che viaggiano sempre sull’ora di minutaggio. Ok, alcuni di questi dischi non hanno la stessa forza e poesia di altri. Ma tutti sono ottimi dischi. Ma non é solo questo quello che mi fa impazzire di Bvdub quanto la “magia” che contraddistingue queste piccole maratone sonore che sono i suoi album, album dove quello che conta è il feeling complessivo che riescono ad ottenere piuttosto che la bellezza di questo o quell’altro pezzo. Dischi che scorrono via lisci, come questo, con quelle voci rarefatte e questi soundscape lisergici. Grande artista di cui questo è solo uno dei tanti ottimi album prodotti.

Brani in evidenza: My Hinami, It Was For You, It Was For Us, If I Had Been A Better Man


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Fuck Buttons – Slow Focus [elettronica, drone, trance[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Questo slow focus è, per me, il miglior disco dei fuck Buttons so far. Non che i precedenti non fossero delle vere bombe (come scordarsi di pezzi come sweet love for planet earth) ma di solito erano caratterizzati da brani pazzeschi misti a pezzi un po’ troppo sopra le righe. Insomma, alla lunga si finiva per ascoltare solo il pezzo della madonna e poi basta. Invece in quest’ultima fatica è TUTTA da ascoltare. Ci sono sempre i pezzoni (il primo e l’ultimo brano su tutti) ma è un piacere ascoltare tutto l’album. Un gruppo che anno dopo anno, disco dopo disco non smette di stupire.

Brani in evidenza: Brainfreeze, Hidden XS


ulrich schnauss
Ulrich Schnauss – A Long Way to fall [downtempo, electro-ambient[xrr rating=3.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Bel disco questo del musicista tedesco. Un elettronica delicata, precisa, perfetta. Che colpisce per la sua accuratezza, nei suoi suoni freddi e geometrici. Sentitevi Broken Homes e ditemi se non è così. Poi ogni tanto il disco concede passaggi più ariosi come la successiva “like a ghost in your life”. Il disco quindi scorre piacevole con brani particolarmente riusciti ed altri meno, ma nel complesso il disco tiene botta con mestiere e capacità. Come scritto su ondarock: “Downtempo, electro, ambient si fondono così in un magma sonoro morbido e tirato a lucido, in cui sono passaggi di beata lucentezza a colpire nel bersaglio”

Brani in evidenza: A long way to Fall


Print
The National – Trouble will find me [Alternative Rock[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Si è scritto e detto molto sul nuovo The National. La mia è semplice. Dopo quella perla di The Boxer, High Violet non mi aveva convinto. Quest’ultimo album si. Sono sempre i The National, con le loro melodie mai banali, con la splendida voce di Berninger a completare il tutto. Io questo disco l’ho passato parecchio nel mio stereo ed era dai tempi di The Boxer che non succedeva. Poi fate un po’ voi.

Brani in evidenza: Sea of Love, I need my Girl


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James Blake – Overgrown [Soul, post-dubstep[xrr rating=3.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Il primo disco di Blake non mi aveva particolarmente entusiasmato ad essere sincero, preferendogli di gran lunga Jaar. Quindi non è che attendessi questa seconda prova dell’inglese con molta impazienza… Ed invece devo dire che il disco è indubbiamente migliore del precedente. Più a fuoco, con questa sorta di soul su basi elettroniche con  rimandi al dubstep. Il singolo Retrogade è davvero un gran pezzo, mentre il disco alla lunga mi ha un po’ appesantito con forse una eccessiva dose di minimalismo che tuttavia riconosco anche essere il vero punto di forza di Blake. Davvero non male.

Brani in evidenza: RetrogradeOvergrown


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Ministri – Per un passato migliore [Rock[xrr rating=3.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Ancora non mi capacito come possano piacermi così tanto i Ministri, band che tra una cosa e l’altra seguo praticamente dal disco d’esordio. Ma c’è poco da fare, quel loro rock semplice, quei testi a volte banali a volte no che tuttavia ti trovi a cantare a voce alta anche se non vogliono dire nulla! Aggiungete quella capacità di trovare melodie pop e rivestirle comunque di una suono rock. Insomma, ogni loro disco fa il suo bel giro nel mio stereo e nelle mie cuffie. E così è andata anche con questo ultimo che cerca di recuperare le sonorità degli esordi dopo il mezzo passo falso del precedente, devo dire con buoni risultati. Canzoni più aggressive, qualche buona ballata, un paio di lenti e un paio di canzoni da urlare a squarciagola. E si aspetta il prossimo disco ed un nuovo live.

Brani in evidenza: Comunque, Mille Settimane


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Ludovico Einaudi – In a time lapse [Modern Classical[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Era tanto che non ascoltavo Einaudi. In passato alcuni sui pezzi al piano mi avevano appassionato (Luce dei miei occhi su tutte) e mi ero distrattamente ascoltato qualche album che mi era piaciuto senza particolari entusiasmi. Poi un concerto live all’Auditorium particolarmente moscio (e deludente) e quindi il dimenticatoio. Questo fino a qualche mese fa quando passa per radio un brano quasi ambient con un’ottima melodia di pianoforte ed inserti misurati di elettronica. Scopro essere “time lapse” di Einaudi e mi incuriosisco. Apro spotify (la mia vera svolta musicale dell’anno è stata la sottoscrizione dell’abbonamento premium mensile, ma questo merita un discorso a parte…) e scopro che tutto l’album è interessante. Spesso i brani vedono il piano di Einaudi dialogare con altri strumenti o il suono essere accompagnato, arricchitito da inserti elettronici. Insomma, pochi brani noiosi e un ottimo disco da completo relax. Bravo Einaudi.

Brani in evidenza: In a time lapse


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Giuradei – Giuradei [Songwriting, Pop[xrr rating=3.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Quest’anno non ho ascoltato molta musica italiana, colpa di Pichfork e AnyDecentMusic che hanno la loro bell’app su spotify e chiaramente non parlano di musica italiana… Per questo i miei ascolti italiani sono stati piuttosto casuali come questo disco dei Giuradei (due fratelli). Sinceramente il disco che mi ha portato a conoscerli (ed apprezzarli) è più il precedente “la repubblica del sole” che non quest’ultimo, ma si parla di dischi del 2013 e quindi… Fatto sta che un paio di belle canzoni pop ci sono (la prima traccia e la splendida papalagi). Il resto del disco scorre leggero e piacevole e non si può chiedere di più.

Brani in evidenza: Papalagi


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youarehere – Primavera [Elettronica, Post-Rock[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Scoperti per caso (segnalati da Manuel che li ha visti live), sono una bella rivelazione. Disco di elettronica simil port royal, a conferma che l’elettronica in Italia la sappiamo fare, e anche pittosto bene. Cantato che si sposa alla perfezione con sonorità glitch, ambient e post rock. Va beh. Diciamo che è bello e fidatevi.

Brani in evidenza: December


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Albedo – Lezioni di anatomia [Post-Rock, Alternative Rock[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Altro disco italiano, altro gruppo sconosciuto (a me, loro sono al terzo album, questo addirittura gratis). Si parla di una specie di concept sulle varie parti del corpo. Ogni canzone è dedicata ad una parte con testi efficaci ed interessanti. Ma quello che qui piace è ovviamente la musica, una sorta di post rock, shoegaze, con delle belle code strumentali che danno spessore ad ogni canzone. Sinceramente l’ho ascoltato poco ma quelle volte che ci ritorno su l’impressione di ascoltare un ottimo album non passa. Anzi.

Brani in evidenza: Schiena, Cuore


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The Field – Cupid’s Head [elettronica, Techno[xrr rating=3.5/5 label=”Voto al Disco:”]

The Field è ormai sinonimo di qualità. Ogni suo album è contraddistinto da uno spessore ed una capacità ipnotica e melodica superiore. Poi ogni album fa storia a se… Anche se devo ammettere che questo Cupid’s Head ha fatto meno presa su di me. Al solito il disco si contraddistingue dagli ormai famosi loop su cui Alex ha costruito la sua carriera e vero marchio di fabbrica del progetto. Solo che questa volta ho trovato il disco più “freddo” e meno coinvolgente del solito. I suoni sono sempre quelli di una techno solida, ma. ma…

Brani in evidenza: No. no…


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Virginiana Miller – E venga il giorno [Pop, Rock[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Come fare pop nel 2013 mantenendo classe, testi intelligenti (anni di piombo, lettera di …) e un suono orecchiabile ma non banale. Un album pieno di pezzi splendidi. Tutto da ascoltare senza saltare alcuna canzone. E pensare che io i Virginiana li ho sempre un po’ snobbati. Tanti amici fan fin nel midollo che mi hanno spinto ad ascoltare diversi loro album, ma nessuno mi aveva preso. E anche quest’ultimo mi stava sfuggendo se non mi fosse stato notato che mancava nella lista dei dischi del 2013… L’ho quindi ripreso anche grazie a quel pezzo splendido che è anni di piombo (ed il bel video che l’accompagna) e li ho avuto l’illuminazione. Splendido disco, poco da dire.

Brani in evidenza: Anni di Piombo, Una Bella Giornata

 

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