BEST 2018 ALBUMS

Anche quest’anno i miei ascolti sono stati consistenti (per la mia normale media), siamo quasi a 20.000 ascolti l’anno, circa 40 canzoni al giorno, quindi niente male. Inoltre nei primi mesi dell’anno sono anche riuscito a scrivere qualche recensione. Tuttavia, nonostante questo, quest’anno non è stato, dal mio punto di vista, particolarmente interessante. Nessun disco particolarmente significativo. Fatto sta che non voglio interrompere la striscia delle recensioni annuali, quindi eccomi qui anche quest’anno.

Ho messo un voto indicativo e scritto i pezzi che più mi sono piaciuti per ciascun album. I dischi li ho divisi per macro generi e li ho ordinati per voto decrescente. Pur non essendoci una vera e propria classifica, i primi dischi per ogni categoria sono (mediamente) quelli che mi sono piaciuti di più!


ELETTRONICA – AMBIENT

Anche quest’anno i miei ascolti di dischi di elettronica sono in trend decrescente, sempre più soppiantati dal modern classical, anche qui si invecchia… I dischi che mi hanno colpito di più sono il solito mix tra ambient e modern classical i cui due esempi chiave sono il disco degli italiani Luton e un recupero di un disco del 2005 di Julien Neto.


Luton — Black Box Animals (2018 – Settled Scores, LLC) [Ambient, Modern Classical

[xrr rating=4.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Ne ho gia scritto QUI, sicuramente uno dei dischi di elettronica migliori di quest’anno. Citando quanto già scritto al tempo, prevale la sensibilità classica e cameristica che viene accompagnata e amalgamata ad un gusto atmosferico non comune ed ad una profonda cura negli arrangiamenti. Il suono e sempre dosato, armonico ed irrequieto. In continuo mutamento. In bilico tra classico e moderno, con queste continue sovrapposizioni tra melodie classiche e sferzate elettroniche.

Un paio di canzoni:Mount Kenya Imperial, Submerge, Ice Museum


 Julien Neto — Le Fumeur de Ciel (2005 – Type) [Modern Classical, Ambient Drone] 

[xrr rating=4.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Anche di questo disco ne ho gia scritto QUI. Un recupero del 2005, per un disco che risulta essere uno strano connubio tra Modern Classical ed ambient drone. Ovvero c’è un alternanza tra pezzi classici ricoperti da una densa patina elettronica (su tutti la splendida VI, ma impossibile non citare anche la funerea Voy) mischiati da brani più puramente ambient come la successiva IV o V, dove riverberi e glitch sono orchestrati con un tocco classico, ma sempre di droni si parla.

Un paio di canzoni: VI, Voy, IV (Keats) 


 Rafael Anton Irisarri — Midnight Colours (2018 – Geographic North) [Ambient, Drone] 

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Irrisarri era stata la mia scoperta del 2017, con quel The Smameless Years che tanto mi aveva convinto nel 2017. Anche quest’anno il nostro esce con un disco meno maestoso del precedente ma intriso di un velo di disperazione, cupo e disarmonicoUn disco compatto, tutto protratto verso l’abisso. E queste sono tutte caratteristiche che amo.

Un paio di canzoni: Oh Paris, We Are Fucked, Every Scene Fades


Rival Consoles — Persona (2018 – Erased Tapes) [elettronica] 

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Altro gran bel disco. Anche qui niente di particolarmente innovativo ma della solida elettronica prodotta con gusto e maestria. Un disco quadrato, che non stanca ma anzi, affascina ascolto dopo ascolto.

Un paio di canzoni: Untravel, Persona, Unfolding


Jon Hopkins — Singularity (2018 – Domino) [Elettronica] 

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Non si può non citare ed inserire. Sicuramente diverso da quel Immunity del 2013, ma sono anche passati 5 anni buoni. Un bel disco, probabilmente non sono più lo stesso del 2013 e non mi ha rapito come immaginavo o avrebbe potuto.

Un paio di canzoni:Everything Connected, Luminous Beings, Emerald Rush


MODERN CLASSICAL – CONTEMPORARY JAZZ

Sempre più il mio genere. In veloce ascesa. Ormai posso dire che la maggior parte dei miei ascolti è indirizzata su queste sonorità che, ad essere sincero, stanno crescendo in qualità e numero di produzioni. I primi tre dischi citati sotto, dalla Arvanitidi, passando per Tim Linghaus Federico Albanese sono stati colonne portanti dei miei ascolti di quest’anno.


Zinovia Arvanitidi — Ivory (2018 – Kitchen. Label) [Modern Classical

[xrr rating=4.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Anche di questo disco ne ho parlato QUI. 34 minuti nei quali si viene rapiti da dedicati brani di piano. Composizioni che entrano subito in testa, che incantano le orecchie. Melodie semplici ma non per questo in grado di affascinare. Non ci si annoia mai.

Un paio di canzoni: Inattendu, Parting Ways


Tim Linghaus — Memory Sketches (2018 – Schole / 1631 Recordings) [Modern Classical

[xrr rating=4.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Più che un disco un bozzetto di delicati brani appena accennati, 16 poesie minimali che cullano l’ascoltatore, portandolo a vivere la sonorizzazione di altrettanti ricordi di Tim. Chiari in questo termine i titoli dei singoli brani, che aiutano subito a comprendere il ricorso che viene di volta in volta evocato. Disco strano ma che scorre via veloce e delicato. Anche di questo ne ho scritto QUI.

Un paio di canzoni: Into The Darker Architecture Of YoursDrive me somewhere niceMe In Your Rear-View Mirror (Boys Don’t Cry)


Federico Albanese — By the Deep Sea (2018 – Neue Meister/Berlin Classics) [Modern Classical

[xrr rating=4.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Altro disco rivelazione di questo 2018. Pescato proprio in chiusura d’anno, si palesa come estrema sintesi di quello che mi affascina del Modern Classical. Melodie semplici ma al tempo stesso in grado di affascinare e rapire l’ascoltatore. Brani arricchiti da spruzzi di elettronica. Delicate e notturne, introspettive e solenni. C’è tutta la sintesi di quanto di bello il genere sa offrire.

Un paio di canzoni: Mauer Blues, The Room


Matt Emery — Empire (2017 — Injazero) [Modern Classical

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Altro disco, altra recensione, QUI. Non mi dilungo, disco di esordio, splendida canzone iniziale, grossi margini di miglioramento. Intanto ci godiamo questo disco.

Un paio di canzoni: Empire, L for Luna


Christian Scott aTunde Adjuah — The Emancipation Procrastination (2017 – Ropeadope Records) [Contemporary Jazz

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Ed eccoci al Contemporary Jazz, e a questo disco che è un mix nel quale la tromba di Scott fraseggia con basi elettroniche, trap, dub, funk, soul, hip hop. L’amore di Scott per la musica pop si evidenzia anche nella cover di Videotape dei Radiohead. Ma in generale stupisce la capacità di unire la sua tromba con le sonorità più disparate. Anche di questo disco ne ho scritto QUI.

Un paio di canzoni: AvengHer, The Emancipation Procrastination, Ruler Rebel


GoGo Penguin — A Humdrum Star (2018 – DECCA, Blue Note) [Contemporary Jazz

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Altro disco “Jazz” davvero bello ed interessante. I GoGo Pinguin mischiano sapientemente Jazz ed elettronica con un risultato moderno e interessante.

Un paio di canzoni: Raven, Prayer


ROCK – ALTERNATIVE – METAL


Anathema — Internal Landscapes 2008-2018 (2018 – Kscope) [Alternative Rock, Progressive Rock

[xrr rating=4.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Ebbene sì, c’è un “best of” tra i miei dischi dell’anno. Ad essere sinceri gli Anathema, così come gli Spiritual Front, sono state le due band dell’anno, totalizzando più di 500 ascolti ciascuno. Il best of degli Anathema è stata solo la pietra che mi ha fatto riscoprire tutta la sconfinata carriera del gruppo che avevo seguito con passione sin da quel disco devastante che è stato The Silent Enigma (1995), fino a A Fine Day to Exit (2001). Dopo il quale avevo dimenticato la band… commettendo un grande errore. Perché se è vero che sono passati  più di 15 anni da quel disco, nel frattempo qualche altra perla, anzi, molte perle sono state nel frattempo incise. Chiaramente la band è andata avanti nel suo percorso di evoluzione che li ha portati ad un alternative rock, progressive rock lontanissimo da quel doom metal degli esordi ,che tanto mi aveva colpito. Sta di fatto che brani come Anathema, Springfield, i due Untouchable, sono brani belli e basta. Ma tutta la loro produzione è di alto livello e scorrere tra i vari album fatti in questi ultimi anni è stato un viaggio piacevole che consiglio a tutti.

Un paio di canzoni:  Anathema, Springfield, Untouchable Part 1


Anna Von Hausswolff – Dead Magic (2018 – City Slang) [Dark, Neoclassical, Doom

[xrr rating=4.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Questo si, che si può definire un gran disco. Già a inizio anno quando lo ascoltai sapevo che sarebbe finito nella mia lista annuale e così è stato. Non perdendo minimamente quel senso di straniamento che mi aveva pervaso sin dai primi ascolti. Ne parlo QUI.

Un paio di canzoni: The Mysterious Vanishing of Electra, Källans Återuppståndelse, Ugly and Vengeful


Marty O’Reilly & the Old Soul Orchestra — Stereoscope (2018 – Not on Label) [Folk Rock

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Bellissimo disco di questo artista per lo più sconosciuto che ci delizia con un rock dalla matrice Americana e da brani complessi ed al tempo stesso immediati.

Un paio di canzoni: Ghost, Fish In A Rut


Clint Heidorn — Pasadena (2018 – Ashes Ashes Publishing) [Post Rock, Classical

[xrr rating=3.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Ne ho scritto estesamente QUIDifficile dare una classificazione a questo disco. Sicuramente lo stile, i pezzi strumentali, i crescendo che caratterizzano alcuni brani sono da ascriversi ad una sensibilità post rock. Solo che qui di chitarroni neanche l’ombra, al massimo qualche banjo (Echo Mountain, The Bridge).

Un paio di canzoni: Palm Nocturne, Echo Mountain, The Bridge, North Huston


Nitin Sawhney — Beyond Skin (1999 – Outcaste Records) [Downtempo, Drum n Bass

[xrr rating=3.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Altro recupero dal passato, questa volta dal 1999, siamo a quasi venti anni fa, un lavoro poliedrico. Ciò che colpisce è la capacità di tradurre in musica sentimenti, pulsioni, emozioni con soluzioni musicali anti-convenzionali. In più la prodigiosa capacità di piegare il proprio talento alla forma canzone, dove confluiscono due mondi musicali, quello acustico e quello elettronico, in perenne contrasto tra di loro. Un’elegante esplosione di schegge di jazz, jungle, dub, flamenco, elettronica, musica classica indiana e “London Beats”.

Un paio di canzoni: Homelands, Tides


POP – FOLK


black hearts in black suitsSpiritual Front — Black Hearts In Black Suits (2013 – Rustblade) [neoclassic, orchestral pop, neofolk

[xrr rating=4.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Altro recupero dal passato, altra Band recuperata dopo anni di oblio. Altro disco di altissimo livello, che mostra l’animo più nascosto ed elegante, più intimo e decadente degli Spiritual Front. Melodie tristi e di una bellezza malata e notturna da cui è difficile non lasciarsi sedurre. Un disco intenso e barocco. Capace di rapirti con quel gusto melodrammatico, una bellezza morbosa, e satura, e gotica. Davvero difficile raccontare quello che si prova.

Un paio di canzoni: Life’s too long, Eternally yours, I Just Can’t Have Nothing


Riccardo Sinigallia — Ciao Cuore (2018 – Sugar) [songwriter, pop

[xrr rating=4.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Riccardo è un po il mio artista italiano feticcio. Seguito da quando era nei Tiromancino e poi nella sua carriera sia da cantante solista che di produttore, dalla quale avrebbe potuto avere più notorietà di quanta non ne abbia avuta. Sta di fatto che fino ad ora, nonostante una produzione non proprio frequentissima, i suoi dischi sono stati sempre di altissimo livello. E questo ultimo “Ciao Cuore” non è da meno. Solite canzoni intense, melanconiche, splendidamente arrangiare.

Un paio di canzoni:  So delle cose che so, Niente mi fa come mi fai tu, Backliner, Ciao Cuore


Calcutta — EVERGREEN (2018 – Bomba Dischi) [indie-pop, songwriting

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Calcutta è diventato famoso, dopo quel MAINSTREAM che tanto mi aveva colpito, eccolo con EVERGREEN. Con quelle canzoni storte tutte da cantare a squarciagola. Calcutta perfeziona la formula e la rende ancora più immediata. Il disco è diretto, cantabilissimo ed assolutamente pop, anche se il pop storto di Cacutta.

Un paio di canzoni: Kiwi, pesto, paracetamolo


Blood Orange — Negro Swan (2018 – Domino) [art-soul, songwriter

[xrr rating=3.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Blood Orange o meglio Devonté Hynes, aveva ammaliato la mia estate del 2016 con quella parla di Freetown sound. Torna in questo 2018 con un novo disco che non riesce a raggiungere le vette del precedente, forse peccando troppo in sperimentazione e in una poca compattezza / coerenza del disco. Tuttavia stiamo sempre parlando di un artista dotato di una sensibilità fuori dal comune ed in grado di comporre canzoni pop nettamente sopra la media del genere.

Un paio di canzoni: Take your time, Orlando, Smoke