Label: Modern Love | Anno: 2014 | Genere: Techno, Elettronica
Partiamo subito con il dire che questo Faith in Strangers è stato, direi meritatamente, uno dei dischi (se non il disco) del 2014. Diciamo che forse merita una recensione dedicata, avulsa dalla classifica dei dischi del 2014. Perché più passa il tempo più il disco invecchia bene.
Mentre Luxury Problems è un ricordo lontano, Faith in Strangers torna ciclicamente a disturbare le mie orecchie e deturpare i miei pomeriggi e notti. Privilegio che non tutti i dischi ottengono. Stott si sta dimostrando uno dei Producer più illuminati che abbia fin qui ascoltato ed in questo disco ci va giù duro.
Canzoni come carta vetrata, bassi sporchi e fastidiosi come sciami di mosche in un lazzaretto. Atmosfere cupe e nebbiose, le voci che accompagnano alcuni pezzi sono piccole luci che cercano di districarsi in questo mondo oscuro. Non si balla, Stott non ce lo permette, tranne che in pochi pezzi (How in Was su tutti), ma anche in quelli, più che scatenarsi al ritmo dei beat, ci si muove come in preda ad attacchi epilettici. Un disco che non lascia fiato, ostico, sopratutto ai primi ascolti.
Ma, e qui insisto, il risultato complessivo è di una bellezza malata in grado di sedurre con le sue melodie aritmiche, suoni sincopati, rumori e distorsioni al limite dell’ascoltabilità, per non parlare di quei bassi distortissimi. Il disco naviga su queste sonorità cupe e disperate, lente e ammalianti. Una carezza che toglie il respiro. Un disco che rimane. Poche storie.
Un paio di canzoni: Science & Industry, Missing, How in Was, Faith in Strangers
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