Anche quest’anno sono riuscito a scrivere il mio personale elenco di album preferiti di questo 2014. Non ho ascoltato tantissimi dischi e sopratutto non sempre sono risucito a dedicare il giusto tempo al loro ascolto, ma anche quest’anno ci sono dei vincitori, su tutti le conferme di Andy Stott, BVDUB e Clark oltre alle scoperte Kangding Ray e Kiasmos per l’elettronica. In ambito Pop / Rock dominio italiano con Edda e Sinigallia, con la scoperta Fink. Ma vi lascio alla (lungaaaaaa) lista di dischi che potete leggere QUI.

Qui la classifica dell’anno scorso
E qui a quella del 2011


GiampaoloM

Ascolto Musica, vado a Concerti, Scatto foto. Vivo a Roma.

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BEST 2014 ALBUMS

I miei dischi dell’anno tra quelli ascoltati in questo 2014. Ho messo un voto indicativo e scritto i pezzi che più mi sono piaciuti per ciascun album. Se cliccate sul titolo del disco vi apre la pagina spotify del disco. Quest’anno inoltre i dischi li ho divisi per macro generi (Elettronica/Ambient, Rock/Altertnative, Pop/Folk) e li ho ordinati per voto decrescente. Pur non essendoci una vera e propria classifica, i primi dischi per ogni categoria sono (mediamente) quelli che mi sono piaciuti di più!


ELETTRONICA – AMBIENT


stott
Andy Stott – Faith in Strangers (2014 – Modern Love) [Techno, Elettronica] 

[xrr rating=4.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Partiamo subito con il dire che Stott si sta dimostrando uno dei Producer più illuminati che abbia fin qui ascoltato. Il suo Luxury Problems è stato il mio disco di elettronica del 2012, e questo Faith in Strangers lo sarà per questo 2014 (insieme a quel Solens Arc di Kangding Ray che ha deturpato la mia estate). Andy questa volta ci va giù duro. Canzoni come carta vetrata, bassi sporchi e fastidiosi come sciami di mosche in un lazzaretto, sono cupe e nebbiose le atmosfere di questo disco, le voci che accompagnano alcuni pezzi sono piccole luci che cercano di districarsi in questo mondo oscuro. Non si balla, Stott non ce lo permette tranne che in pochi pezzi (How in Was su tutti), ma anche in quelli più che scatenarsi al ritmo ci si muove come in preda ad attacchi epilettici. Un disco che non lascia fiato, ostico, sopratutto ai primi ascolti, e sopratutto se si viene da Luxury Problems, disco nettamente più ascoltabile di questo. Ma, e qui insisto, il risultato complessivo è di una bellezza malata in grado di sedurre con le sue melodie aritmiche, suoni sincopati, rumori e distorsioni al limite dell’ascoltabilità, per non parlare di quei bassi distortissimi. Disco di elettronica dell’anno, poche storie.

Un paio di canzoni: Science & Industry; Missing; How in Was


solensarc
Solens Arc – Kangding Ray (2014 – Raster – Noton) [Techno] 

[xrr rating=4.5/5 label=”Voto al Disco:”]

Non è un disco estivo questo Solens Arc, ma c’è da dire che in questo 2014 c’è stata poca estate. Ecco quindi che le cupe sonorità di questo lavoro si sposano alla perfezione con le nubi nere, le fitte piogge, i rumorosi temporali che hanno caratterizzato questa sorta di estate 2014. E proprio questo clima poco solare di quest’anno una delle causa principali del mio ritorno di fiamma per questo cupissimo disco di techno. Una techno non solo nera come la pece ma abrasiva, quasi fastidiosa nella sua estrema spigolosità. Prendete ad esempio la migliore (per me) traccia del disco, quella “Blank Empire” che ti scuote con la sua cassa dritta e nel frattempo ti scortica la pelle e le orecchie. Una perfetta summa dello spirito dell’album. Una continua battaglia intervallata da momenti di cupa disperazione (si veda L’envol). C’è poco da fare, la techno nera e disperata ha un appleal su di me come poche altre cose. Da ascoltare e riascoltare e riascoltare e riascoltare….

Un paio di canzoni: Blank Empire, Amber Decay


kiasmos
Kiasmos – Kiasmos (2014 – Erased Tapes) [Techno] 

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Era da Mango di Sasha Funke che non ascoltavo un disco di di Techno eterea e rarefatta cosi bello. E poi diciamocelo, i Kiasmos sono un duo Islandese e l’Islanda anno dopo anno si sta dimostrando una delle culle della musica mondiale! Ok, forse sto leggermente esagerando… ma il miglior disco di Tim Heker, quel Ravedeath che ci ha fatto impazzire qualche anno fa è stato prodotto in Islanda, Ben Frost pur essendo Australiano vive in Islanda è li ha prodotto By The Throat, e poi andando su lidi più conosciuti, Sigur Ros, Bjork (per non scordare i Mum) o il pianista e compositore Jóhann Jóhannsson. Insomma tanta bella robba. Ma vabbè, torniamo ai Kiasmos. Pianoforte. Qualche beat messo al posto giusto, un po di cassa dritta. Basta poco e la magia è servita. Atmosfere eteree, qual ballo non ballo. Il paesaggio Islandese ed il freddo del nord. Un auroraboreale (o come si scrive). Dicevo. Magia. Se non vi piace siete delle sporche merde insensibili. Sappiatelo. Non il disco dell’anno ma sicuramente uno di quelli che ho più ascoltato e che mi accompagnerà ancora per molto, almeno fino alla fine dell’inverno. Chiudo con una frase di uno che ne sa a pacchi e che ha sintetizzato il disco in una frase come solo lui. “non si sono inventati un cazzo, ma non se lo sono inventato proprio bene”

Un paio di canzoni: Lit, Burnt


clark
Clark – Clark (2014 – Warp Records) [Techno, Elettronica] 

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Difficile parlare di Clark, il precedente disco (Iradelphic) a parte la splendida Black Stone (che tuttavia era un anomalia del disco) non mi aveva per nulla colpito. Quindi mi sono avvicinato a questo omonimo con tutte le cautele e preconcetti possibili. Ma gia con Winter Linn Clark ci fa subito capire dove vuole andare a parare. Un pezzo teso, assolutamente non banale e sicuramente potente. Ma Clark continua a stupirci con la successiva Unfurla, più ballabile, quasi un pezzo “commerciale”, per passare ancora alla Black Stone del disco “Strenght Through Fragility”, intermezzo strumentale come solo Clark sa fare. Non voglio fare una recensione track by track ma solo trasmettervi come ogni traccia è un piccolo mondo, una sorpresa. Un gran disco che copre un ampio spettro. Sempre di techno e variazioni sul tema si parla, ma la solidità del disco è forte e l’album non stanca mai, anzi, è un continuo suonarlo e risuonarlo.

Un paio di canzoni: Winter Linn; Strenght Through Fragility, Unfurla, The Grit in the Pearl


bvdub
BVDUB – A History Of Distance (2014 – n5MD) [Ambient] 

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

È come ogni anno eccomi ancora a parlarvi di BVDUB. Perchè non passa anno che il nostro non tiri fuori un disco da ricordare, celebrare, nella mia classifica di fine anno. C’è da dire che ormai BVDUB viaggia sulla media di tre dischi l’anno, ma ognuno di questi non è meno che bello, e tra questi c’è sempre uno che rasenta la perfezione. Di quelli usciti in questo 2014 A History of Distance è indubbiamente quello che mi ha maggiormente colpito, a partire dalla splendida progressione della open “everything between me and You”. Una lunga cavalcata di 20 minuti che partendo dalle solite atmosfere sognanti, strato dopo strato, cresce fino alla consueta esplosone di suoni. E così sono anche i restanti pezzi, tutti, al solito, di una durata intorno ai 20 minuti. Tutti magistralmente composti al fine di creare quella progressione ormai marchio di fabbrica del nostro. Devo dire che ogni anno mi stupisco della stessa cosa. Ovvero di come faccia quest’uomo a mantenere standard così alti nonostante la prolificità e la scivolosità del genere. Basta pensare alla poca attrattiva che ha avuto su di me l’ultimo Loscil, comunque un bel disco ma “già sentito”. Invece BVDUB pur suonando sempre la stessa musica non mi ha ancora dato a noia, e ormai sono tre anni che lo seguo. Sarà la lunghezza dei brani, o forse la sua particolare predisposizione per la melodia. Non so. Sta di fatto che anno dopo anno per me è sempre di più un punto di riferimento per quell’ambient ipnotica ma mai noiosa. Un vero mito.

Un paio di canzoni: Everything Between You and Me, Silver Altars Run to Rivers


ninos_du_brasil
Novos Misterios – Ninos Du Brasil (2014 – Hospital Productions) [Techno, Batucada] 

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Autentica rivelazione questo disco degli italianissimi Niños Du Brasil. Sonorità carioca e tribali si uniscono a basi elettroniche per un concentrato a cui è davvero difficile resistere. Le percussioni che pervadono il disco, le nenie e quella sorta di batucada non danno tregua. Voglia di ballare e muoversi al ritmo. Il duo dimostra anche di saper stregare l’ascoltatore con il pezzo finale, lungo pezzo psichedelico e alienante con i suoi ritmi tribali.

Un paio di canzoni: Sombra Da Lua, Novos Mistérios


bath
Ocean Death – Baths (2014 – Anticon) [Elettronica] 

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Qui è tutta un anomalia. Non amo gli EP, anzi. Li snobbo propio, a meno di poche selezionate eccezioni (Letters EP degli And So I Watch You From Afar su tutti). E questo EP l’ho ascoltato e riascoltato. Ma poi Baths non era un compositore eccentricamente pop? Cosa sono allora queste bai techno? Ascoltare la prima traccia e poi ditemi se questa commistione tra cantato in falsetto e cassa dritta non è un piacere per le orecchie! Ma Baths non smette di stupire e dopo averci scosso con ritmi techno ecco che ci coccola con atmosfere più rarefatte. Ogni traccia una scoperta. Ogni canzone una piccola perla. Melodie. Voci. E anche un EP può avere il suo fascino. E questo ne ha da vendere.

Un paio di canzoni: Ocean Death, Fade White


Todd_Terje
Todd Terje – It’s Album Time (2014 – Olsen) [Disco, Space, Samba] 

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Per uno i cui generi di elettronica preferita sono techno, ambient, drone, mettere in classifica un disco così schifosamente pop e disco music, anzi disco samba (!!!) è la prova provata della maestria di questo disco di Todd Terje. Ma c’è poco da fare, quando uno riesce a creare delle melodie che si attaccano in testa al primo ascolto, non posso non celebrarne le capacità. Ascoltate la prima traccia dopo l’intro “Leisure Suite Preben” e ditemi come è possibile non rimanere rapiti da queste atmosfere caraibiche e vellutate che reggono il pezzo. Impossibile, davvero. La capacità di creare pezzi in grado di proiettarti in un passato brillante, in cui la disco music regnava sovrana, di feste su yacht, attici, villone con piscine. No, davvero doveroso darci un ascolto e lasciarsi trascinare in questo turbinio di sensazioni. Per non parlare della splendida cover di Johnny and Mary. Insomma una vera perla da classifica. E anche chi ama suoni più duri e meno commerciali non può lasciarselo sfuggire!

Un paio di canzoni:Leisure Suit Preben, Preben Goes To Acapulco, Johnny and Mary


harris
Francis Harris – Minutes Of Sleep (2014 – Scissor And Thread) [Micro-house, nu-jazz, Ambient] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Difficile raccontarvi questo disco, sicuramente perché per essere apprezzato in pieno è necessario dedicargli il giusto tempo, non solo in termini di numero di ascolti ma, sopratutto, in termini di periodo (inteso come tempo) di ascolto. Capiamoci subito, non è un disco per tutte le ore, ne per tutte le stagioni. Disco notturno, cupo, incrocio perfetto tra micro house, ambient e jazz. La house ha il compito di incupire le composizioni, dando un aria decadente e nera agli inserti jazz. L’ambient si manifesta nelle atmosfere dilatate, nei passaggi trasognanti. Un mix, come dicevo prima, ottimamente riuscito, che spinge le composizioni sempre in bilico tra house e ambient senza mai sbilanciarci troppo, mediando i passaggi più rarefatti con basi house in grado di tenere il ritmo e l’attenzione dell’ascoltatore. Le ore del sonno, come il titolo stesso dichiara, sono le migliori per farsi rapire da questo disco.

Un paio di canzoni: Dangerdream, you can always leave


Wilderness_of_Mirrors
Lawrence English – Wilderness of Mirrors (2014 – Room40) [Ambient, Drone] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Disco dedicato a chi non riesce a stare un anno senza un nuovo lavoro di Tim Hecker. Attenzione, Laurence non si limita a “copiare” le sonorità di Hecker, quello che voglio dire è che l’album segue gli insegnamenti riproponendoli con il proprio gusto. Il disco è potente, con suoni spigolosi e stratificati, denso, rumoroso e maestoso nella sua magniloquenza. Finiti gli aggettivi propri del genere quello che voglio qui dire è che questo disco sa farsi amare da chi è portato per queste sonorità. Droni, droni come se piovesse. Il Disco si snoda lungo le tracce con alternanti picchi di droni seguiti da pezzi più propriamente vicini all’ambient più classicamente intesa. In un anno in cui Frost (mi) delude con un disco eccessivamente spigoloso e rumoristico, Laurence English colma quel buco con un album non sicuramente originale ma indubbiamente più centrato e a fuoco.

Un paio di canzoni: The Liquid Casket, Wilderness Of Mirrors


loscil-island
Loscil – Sea Island (2014 – Kranky) [Ambient, Dub] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Loscil è uno dei principali punti di riferimento dell’ambient tutta. Uno di quegli artisti che negli anni hanno sfornato dischi su dischi di livelli altissimi, pietre angolari di quell’ambient che cerca di tradurre in musica il paesaggio che ci circonda, meglio se si parla di lande gelate e distese bianche che si perdono all’orizzonte. E Loscil in questo è signore e padrone. Gli ultimi dischi sono dedicati a particolari landscape della sua terra di origine, quel Canada che sicuramente non lesina in paesaggi maestosi e degni di ispirare l’estro del nostro. Ma finito questo pippone concettuale passiamo alla musica. Loscil non si discosta molto dal precedente disco, evocando quei suoni pervasi da ritmiche dub ovattate che fanno da struttura al disco. Compare qualche voce, ad esempio in Bleeding Ink, ma poche variazioni sul tema. Attenzione, non sto dicendo che non è il solito ottimo lavoro, anzi, solo che in questo disco Loscil si limita a eseguire il compito, usando la sua enorme classe e mestiere accumulato in questi anni.

Un paio di canzoni: Bleeding Ink, Sea Island Murders, En Masse


marian
Marian – Only Our Hearts to Lose (2011 – Freude Am Tanzen) [House, Tech House] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Disco scoperto tramite suggerimenti di Spotify. Una techno con cantato molto godibile. Quasi commerciale, anzi sicuramente commerciale. Quella techno nata sulla scia della colonna sonora di “Berlin calling” di Kaulkbrenner. Quando la techno si avvicina alla gente. E mentre scrivo questa recensione scopro che dietro a Marian si nasconde nient’altro che Marek Hemmann! Mi pareva strano che un disco così buono fosse uscito dal nulla… Detto questo ognuno dei brani del disco impiega poco ad entrare in testa e perseguitarvi nel corso della giornata. Ottimo segno.

Un paio di canzoni: Pictures, Left, For You


godblesscomputers
Godblesscomputers – Veleno (2014 – Fresh Yo! / White Forest) [Elettronica, Dub] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Si può fare ottima elettronica in Italia? La risposta c’è l’hanno già data i port-royal ma ogni tanto tocca ribadire il concetto e Godblesscomputers è qui per questo. Il disco non ha nulla di particolarmente innovativo ma è ottimamente realizzato, splendidi suoni e gran pezzi. Poco altro da aggiungere. Predisposizione a melodie anche pop, quell’aria da disco internazionale, poche seghe e tanta sostanza. Il ragazzo ci sa fare e lo si aspetta al varco.

Un paio di canzoni: What we’ve lost, Nothing to me


Populous-night-safari
Populous – Night Safari (2014 – Bad Panda) [Elettronica] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Altro disco italiano ed altro giro di complimenti. Disco variegato con pezzi molto “pop” (si senta Fall) affiancati ad altri con maggiori richiami post dubstep (Dead Sea) e contaminazioni dalla musica tribale africana (Vu). Il risultato è un disco piacevole e non scontato che seduce ad ogni ascolto con la varietà di soluzioni proposte. A tratti molto energico (la bellissima Quad Boogie con Digi G’Alessio) a tratti estremamente delicato e rilassante (Honey). Insomma difficile annoiarsi e facilissimo riascoltarlo ancora ed ancora.

Un paio di canzoni: Vu, Dead Sea, Quad Boogie


ROCK – ALTERNATIVE


edda
Edda – Odio i vivi + Stavolta Come mi ammazzerai? (2012, 2014 – Niegazowana Records) [Alternative-rock, Cantautorato] 

[xrr rating=4,5/5 label=”Voto ai Dischi:”]

Come non innamorarsi di Stefano Rampoldi? La sua storia è di per se affascinante. Cantante dei Ritmo Tribale nel 1996 all’apice del “successo” abbandona il gruppo per crisi mistica (ed eroina) e scompare per 12 anni. Fa il ponteggiatore e si disintossica. Torna ed è visibilmente invecchiato (è del 1963, un cinquantenne) ma fa canzoni che dire scarne e assurde è dire poco.

Odio i Vivi è un album dove si mette a nudo in tutti i sensi. Quasi solo voce e chitarra, testi che definirei per gentilezza criptici se non capestri, ma una capacità di colpire l’ascoltatore come non sentivo da tempo. Uno di quei dischi istintivi, personali, fatti non per un pubblico ma per se stessi. Dischi del genere io li amo (vedasi l’unico, per ora, disco di Jacopo Incani in arte Iosonouncane). Quei dischi viscerali belli proprio perché non rivolti a te. Odio i vivi è (per me) questo. Le canzoni sono al limite della recitazione, uno stile unico da amore o odio, immaginate quale è l’effetto su di me?

Un paio di canzoni: Marika; Emma; Anna

Fortunatamente Edda non si ferma al precedente disco ma anzi esce con 17 nuove tracce. Una valanga di canzoni di cui NESSUNA meno che splendida. Qui i pezzi si fanno più pieni, si aggiunge una band alle spalle e la nuova attitudine si sente. Madmoiselle, Ragazza Meridionale, Yamamai sono delle molotov nelle orecchie. Pura adrenalina, istigazione al pogo. Ma Edda non è solo questo, i testi sono sempre più disarticolati e incomprensibili, pezzi più melodici ed intimi, la solita capacità di arrivare diretto come un pugno. Sicuramente una evoluzione rispetto al pur splendido precedente disco. Edda continua a stupire. Come non amarlo?

Un paio di canzoni: Madmoiselle, Pater, Yamamai, ma sono tutte splendide


Vanpelt
The Van Pelt – Sultans of Sentiment (1997 – Gern Blandsten) [Post Rock, Emo] 

[xrr rating=4,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Disco del 1997, e che disco! Le prime due tracce sono pura perfezione. “Nazareth kill a cat” e ” The good, The Bad & The blind” sono due pezzi assolutamente perfetti. Quel mix tra post rock simil Slint e l’indie rock fine anni novanta (leggasi ad esempio Pavement). Ma tutto il disco è un continuo susseguirsi di gemme (The young alchimist) con quel cantato più vicino alla recitazione, quelle chitarre sempre pronte ad esplodere, senza farlo davvero mai sul serio. Quel gusto per la melodia. Un disco abbastanza sconosciuto che tuttavia meriterebbe molta più notorietà e considerazione.

Un paio di canzoni: Nazareth kill a cat, The good The Bad & The blind, The young alchimist


ancientsky
Ancient Sky – All Get Out (2013 – Wharf Cat) [Psychedelic Rock] 

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Il disco che non ti aspetti. Il disco di cui nessuno parla. Il disco che ascolti solo perché conosci le persone giuste. E questo All Get Out è una di quelle perle che quando ti accorgi che anche Google non sa chi siano, ti chiedi come è possibile, come non rimanere affascinati da questo disco di psichedelica assolutamente non fastidiosa, estremamente melodica e con un buon cantato a farcire il tutto? Otto tracce senza punti deboli, che ti entrano in testa, che coprono l’anima orecchiabile con una giusta dose di distorsioni. Un cocktail con una perfezione stupefacente di ingredienti ben mescolati che ti chiedi perché non passi in radio. Sinceramente il mio disco dell’estate (quel poco che è durata). E al solito un immenso grazie a Manuel che ha pescato questi geni da non si sa dove.

Un paio di canzoni: Wishing Well, The Trace


interpol
Interpol – El Pintor (2014 – Matador) [Rock] 

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

Gli Interpol, siamo nel 2014, tornano ancora una volta a più di dieci anni da quel Turn on The Bright Light che mi fulminò come un pugno in piena faccia. Che lanciò un revival new wave che non ti dico, e che solo loro potevano portare avanti. E oggi stiamo ancora parlando degli Interpol. Miracolo. Si perché tolti il citato Turn… ed il successivo Antics gli Interpol con Our Love… si erano un pò persi. Disco riuscito a metà, forse meno. Poi l’omonimo che ho ascoltato con 3 anni di ritardo (e che mi è piaciuto parecchio). Quindi questo El Pintor. Che dire. Partiamo dalla fine. Bel disco. Bei pezzi. Bello spirito e sonorità. Loro sono sempre gli Interpol, e i pezzi hanno quel suono li. Quella voce li. Ma dopo 12 anni dal loro debutto a me ancora emozionano. Ancora non mi stufano. Anzi. Più passa il tempo più mi sembra che invecchino bene.

Un paio di canzoni: Twice As hard, My Blue Supreme, All the Rage Back Home


timbertimbre
Timber Timbre – Hot Dreams (2014 – Arts & Crafts / Full Time Hobby) [Americana] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Di certo non un disco solare questo Hot Dreams, con quel suo incedere lento e fumoso, un rock / Folk / country non ordinario. Con la suadente voce di Taylor Kirk ad accompagnarci un questo western sporco, una voce in grado di ammaliare come nella bella “Hot Dreams”, o rendere maestosi pezzi come l’iniziale “The drums beat slowly”. Ci sarebbe da dire qualcosa su ogni brano, come la bella strumentale “Resurrection drive part II” che sembra uscita dalla colonna sonora delle vergini suicide degli Air. O pezzi più epici come Grand Canyon. Ogni brano fa storia a se, con questo alternarsi tra pezzi più country epici e altri più folk e oscuri. Un bel disco.

Un paio di canzoni: Bring Me Simple Men, Resurrection Drive Part II, Beat The Drum Slowly, Hot Dreams


warondrugs
War on drugs – Lost in The Dream (2014 – Secretly Canadian) [Roots-Rock, Psichedelia, Indie Rock] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Disco celebrato in tutte le classifiche di fine anno, ma non è per questo che lo metto anche io in classifica. Devo ammettere che il disco non mi ha entusiasmato come ha fatto con molti altri, o almeno non mi ha fatto gridare al capolavoro. Probabilmente il genere non è completamente nelle mie corde, tuttavia non posso negare che è stato un disco che si è fatto ascoltare molto e sempre volentieri. Colpisce sopratutto per la cura è perfezione di ogni pezzo. Evidente il richiamo a certe sonorità di Springhiana memoria (la presenza del Bruce / Boss si sente molto in questo disco). Così come ai Wilco. Ma detto questo il disco affascina, carico di una strana epicità, quasi sognante e rarefatta.

Un paio di canzoni: Under The Pressure, Red Eyes, Eyes To The Wind


futureislands
Future Islands – Singles (2014 – 4AD) [synth-pop] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Non sempre i dischi belli devono essere particolari, strani o originali. Ne è una prova questo Singles dei Future Island. Un synth-pop fatto come dio comanda, melodico, pop e solare. Alcuni pezzi notevoli (la open track su tutte), un disco comunque di alto livello, senza sbavature, con una splendida prova del cantante Samuel T. Herring che spazia (sentitelo su Fall From Grace) e arricchisce ogni brano. Bella prova, bel disco. Come al solito la 4AD è a garanzia.

Un paio di canzoni: Seasons; Light House, Fall From Grace


suede
Suede – Suede (1993 – Nude) [brit pop] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Con un po (tanto) di ritardo scopro, anzi, apprezzo, il Brit Pop. E come non iniziare da uno di quei gruppi cardine del genere. Galeotta è stata So Young, brano di apertura del disco ed usato nella colonna sonora di un film (La fine del Mondo di Ian Write, inglese anche lui) e che mi ha subito così colpito e mi è così piaciuta che sono andato a recuperarmi tutto il disco. E si, come So Young c’è solo So Young, ma il disco nel complesso non è male e posso capire tutto l’hype e l’amore del tempo per quello melodie rock sbarazzine e piacione.

Un paio di canzoni: So Young


FASK
Fast Animals and Slow Kids – Alaska (2014 – Woodworm) [Punk, Post Hardcore, alt-rock] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

I FASK alla loro terza prova sfornano un disco potente, tirato, senza respiro. Una prova di maturità. Niente di veramente innovativo, ma un disco che ho parecchio ascoltato e non mi è mai andato a noia. Dà un sacco di energia e questo basta.

Un paio di canzoni: Il Mare Davanti, Odio Suonare, Calci in faccia


zencircus
The Zen Circus – Canzoni Contro Natura (2014 – La Tempesta) [Folk, alt-rock] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Li ho sempre snobbati senza averli mai veramente ascoltati, e non so perché. Tant’è che all’ennesima recensione positiva / invito all’ascolto, sulla Napoli – Roma metto su in cuffia questo disco e, rivelazione! Il loro suono non è quello che mi aspettavo, non mi aspettavo l’anima folk, non mi aspettavo i testi. Insomma quando si dice la mala fede. Gran bel disco. Belle canzoni. testi altalenanti ma non stupidi, bella grinta. insomma bel disco davvero.

Un paio di canzoni: Tiglio, Vai Vai Vai, Viva


Mogwai_Rave tapes
Mogwai – Rave Tapes (2014 – Rock Action/ Sub Pop) [Post Rock] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Sono tramontati i tempi in cui uscivano decine di dischi Post Rock di alto livello. Ma i Mogwai non possono non essere citati, nella loro ormai lunghissima carriera hanno sbagliato pochi dischi. Ed anche le prove meno brillanti come questo disco sono comunque dischi di tutto rispetto.

Un paio di canzoni: Blues Hour,No Medicine For Regret


Junkfood
Junkfood – The Cold Summer Of The Dead (2014 – Blinde Proteus / Trovarobato Parade) [post-rock, avant-jazz] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Non c’ho voglia, ma non posso non scrivere due righe anche per questo ulteriore, bel disco, italianissimo. Incrocio tra Jazz e Post Hardcore il disco ha una bella botta. In alcuni pezzi un po manieristico ma sicuramente 38 minuti di buona musica. ascoltatevelo su. per chi vuole lascio la parola al solito trio: Ondarock, SentireAscoltare e Storia Della Musica

Un paio di canzoni: In Circles, Days Are Numbered


Cloud Nothings
Cloud Nothings – Here and Nowhere Else (2014 – Carpark) [Post Hardcore, Rock] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Il rock è morto, lunga vita al rock!

Un paio di canzoni: Now Hear In, No Thoughts, Pattern Walks


POP / FOLK


sinigallia
Riccardo Sinigallia – Per Tutti (2014 – Sugar) [Songwriter, Pop] 

[xrr rating=4,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Va fatta una doverosa premessa prima di parlare di Sinigallia e del suo ultimo disco. Ovvero ho adorato, consumato, suonato all’infinito l’album “La descrizione di un attimo”, quando ancora lui e Zampaglione suonavano insieme sotto il monicher “Tiromancino”. Un disco che racchiudeva il meglio del pop italiano di quel periodo. Testi, melodie, tutto perfetto. Nel 2000 avevo poco più di vent’anni e quel disco era semplicemente il disco giusto al memento giusto. Poi la separazione e delle due anime quella che più rispecchiava la perfezione di quel disco era quella di Riccardo. Bellamore e il disco omonimo incupivano le melodie ma conservavano cristallina la bellezza delle canzoni. Ma torniamo ad oggi, a questo “Per Tutti”. Quello che come sempre mi colpisce sono i suoni, la sempre maggiore padronanza delle melodie. Leggere ma mai banali. Sempre a fuoco. Quello che invece manca sono i testi, non è mai stato un aspetto estremamente rilevante ma c’è da dire che c’è poco da comunicare o comunque il tutto è un po’ troppo criptico. Ma questo poco impatta la tenuta del disco. La delicata melodia della traccia iniziale e la progressione della centrale “Per Tutti” sono due perle. Loop perenne, da sole valgono l’ascolto ininterrotto del disco, cosa che mi è puntualmente successo. Un disco che è una droga, non stanca mai. Mai canzoni saltate. Mai un calo di tensione. Sicuramente per me, al momento, uno dei dischi dell’anno, se non il disco.

Un paio di canzoni: E invece io, Per tutti


virginiana-miller_il-primo
Virginiana Miller – Il Primo lunedì del mondo (2010 – Zahr/altrove) [Pop, Alternative Rock] 

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:”]

I Virginiana sono il mio gruppo italiano dell’anno. Dopo lo splendido “Venga il Regno”, finito all’ultimo nella mia classifica 2013, non potevo non andare a pescare nella lunga discografia del gruppo alla ricerca di altre perle. Ed il primo passo è stato proprio questo “primo lunedì del mondo”, disco del 2010, che anella perle come la title track, acque calme, la risposta, piccolo oggetto (a)… Tutte canzoni che hanno quella giusta dose di melodia, rock, testi mai banali e gusto. E ti ritrovi a cantare come se niente fosse, come con i Marta sui Tubi. E pensare che ci ho messo parecchio a scoprirli. Ma una volta che hanno fatto breccia non ne puoi più fare a meno.

Un paio di canzoni: La Risposta, Acque Calme, Piccolo Oggetto (a)


Fink
Fink – Perfect Darkness + Hard Beliver (2011, 2014 – Ninja Tune) [alt-folk, alt-pop] 

[xrr rating=4/5 label=”Voto ai Dischi:”]

Grande sorpresa questo Fink. Scoperto con l’ultima uscita Hard Beliver, il disco bomba è il precedente Perfect Darkness. Folk intimo e delicato, emotivamente intenso, una chitarra, voce e tanta tanta classe. Le canzoni sono delicate poesie minimali sorrette dalla splendida e cupa voce di Fink, accompagnata da arrangiamenti mai invasivi ma sempre a fuoco, in grado di tirare fuori quell’emotività che non ha bisogno di chissà quali barocchismi, ma semplice e dritta melodia. Ok, l’ultimo capoverso è una serie di frasi abbastanza senza senso, ma è difficile a volte riuscire a far capire quello che un disco trasmette all’ascoltatore, sopratutto se il suo punto di forza è toccar alcune corde emotive. Quindi ascoltare e giudicate voi stessi.

Un paio di canzoni: Perfect darkness, warm shadow

Stesso discorso per l’ultimo disco, Hard Beliver. Stessa bravura, solo che il disco è un po’ troppo tutto. Anche qui ottimi pezzi, ma la produzione è più presente e in qualche modo diluisce la semplicità emotiva con una maggiore epicitá e orchestralitá. Ma questo non danneggia il disco, ne da solo una diversa chiave di ascolto. Delle due facce preferisco più quella semplice di Perfect Darkness ma non posso negare che Hard Beliver risulta forse di più rapida assimilazione essendo comunque più “pop” del precedente. Insomma due grandi dischi degni entrambi di essere ascoltati.

Un paio di canzoni: shakespeare, Looking Too Closely


tapecasino
Tape – Casino (2014 – HAPNA RECORDS) [Modern Classical] 

[xrr rating=4/5 label=”Voto al Disco:“]

Ennesimo album di questo misconosciuto gruppo, che anno dopo anno sforna dischi perfetti su dischi perfetti. Il precedente Revelationes del 2011 è stata per me una Epifania, nonché uno dei miei dischi di quell’anno. Sapere che dopo due anni di silenzio i Tape erano tornati è stata per me una vera gioia. Si perché i Tape creano questi pezzi solo strumentali usando al meglio le varie chitarre acustiche, pianoforti ed altri strumenti classici. Il risultato sono questi dipinti sonori rilassanti e ammalianti. Anche qui ho estrema difficoltà a descrivere la bellezza del disco, e a non capire come tutti i dischi dei Tape passino completamente inosservati. Poco male, io li conosco e li apprezzo e aspetterò altri n anni per ascoltare la loro prossima, ennesima perla.

Un paio di canzoni: Seagulls, Repose


olaf
Olafur Arnalds – For Now I am Winter (2013 – Mercury Classics) [Modern Classical] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:“]

E dopo i Kiasmos l’Islanda mi regala anche questo disco. Ok, Olafur è uno dei due componenti dei Kiasmos, quindi non vale. Sta di fatto che essendo il disco techno del due islandese molto bello mi sono andato a ripescare l’ultimo lavoro del rosso, e devo dire che la classe si sente. Il disco è composto di pezzi principalmente strumentali che  mi hanno molto ricordato certi lavori di Clint Mansell, specie per la colonna sonora di The Fountain, con quel gusto per lirismo, epicitá ma anche malinconia e tristezza. Poi ci sono dei brani con del cantato più squisitamente pop. Insomma un disco che sembra una colonna sonora, e che mi ricorda quanto mi manca Clint Mansell… Comunque quanto spaccano questi islandesi, sarà per il panorama che godono?

Un paio di canzoni: For Now I Am Winter, Hands Be Still, Only the Winds


subsonica
Subsonica – Una nave in una Foresta (2014 – Emi) [Pop] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:”]

Non sono mai stato un grandissimo fan dei Subsonica. Microchip emozionale con la sua Aurora Sogna. Un concerto visto a Palermo per il tour di quel disco e poco più. Altri generi, altra musica. Poi mi scopro circondato da amici di cui mi fido particolarmente dei loro gusti che sono loro grandi Fan e riprendo ad ascoltarli al di la dei soliti singoli (belli) trasmessi su MTV. Mi lascio sedurre dall’Eclissi che non finisce nella mia classifica di fine anno ma non mi dispiace. Poi invece il (per me) brutto Eden e ciao ciao Subsonica. Quindi esce questo “Una Nave in una Foresta” e vedo che nessuno ne parla. Stupito gli do un ascolto e, cavolo, mi piace eccome! Il suono è quello tipico loro, ormai marchio di fabbrica indelebile, ma le canzoni reggono bene, mai scontate, mai noiose. Tutto l’album è ben bilanciato tra brani lenti e veloci. Insomma sarà anche mestiere ma quando è fatto così bene, ben venga! Mi accorgo che è piaciuto solo a me e vabbè, pace.

Un paio di canzoni: Una nave in una foresta; Di Domenica, Attacca il panico, Tra le labbra


libretto
24 Grana – Ghostwriter (2008 – Sintesi 3000) [Pop] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:“]

Ma chi l’avrebbe detto che un giorno sarei stato rapito da un disco cantato in napoletano. Non che abbia un problema con i dialetti, solo che, boh. Vabbè. Il disco non è recentissimo (2008) ed è prodotto da Sinigallia e si sente. Brani pop delicati, bei testi dove si riesce a capirli, e in generale un ottimo gusto per la melodia. L’album è un compendio di canzoni pop delicate, che si imprimono subito nella memoria. Gran bel Disco.

Un paio di canzoni: Luntano, Accireme


damienrice
Damien Rice – My Favourite Faded Fantasy (2014 – Atlantic) [Folk, Pop] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:“]

Non sono mai stato un gradissimo fan di Damien Rice, ma non posso non ammettere che nei suoi due precedenti album il cantautore Irlandese abbia tirato fuori delle canzoni cristalline e bellissime, quindi non potevano non buttare un orecchio su questo nuovo lavoro uscito dopo ben 8 anni dell’ultimo disco. E la doppietta iniziale “My Favourite Faded Fantasy” e “It Takes a Lot to Know a Man” non tradisce. 6 e 9 minuti di canzoni con quella dose di struggente melodia che caratterizza l’opera di Damien Rice. Leggendo in rete non tutti hanno avuto parole lusinghiere sul disco. A me è piaciuto, va preso in piccole dosi, la dose di malinconia struggente è alta, ma Damien sa il fatto suo.

Un paio di canzoni: My Favourite Faded Fantasy; It Takes a Lot to Know a Man


antlers
The Antlers – Familiars (2014 – Transgressive/ Anti) [Dream Pop] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:“]

Gli Antlers continuano nel loro percorso musicale, per me iniziato con l’irraggiungibile Hospice e proseguito con il sufficiente Burst Apart. Con questo Familiars gli Antlers (ormai un gruppo) tornano a incidere melodie malinconiche ma non drammatiche come Hospice, usando molto strumenti come la tromba per rendere più caldi i pezzi. Il lirismo non manca, così come la capacità evocativa e abilità nell’incidente pezzi a volte squisitamente pop. Ci sarebbe da spendere più parole su questo lavoro ma secondo me si fa prima ad ascoltarlo per rendersi immediatamente conto di quanto sia bello.

Un paio di canzoni: Palace, Doppelgänger, Parade


albarn
Damon Albarn – Everyday Robots (2014 – Parlophone) [Pop, Songwriter] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:“]

Albarn è un tipo che ha stoffa e ha capacità. Lo ha dimostrato nelle sue mille incarnazioni, tutte più o meno di successo (Blur, Gorillaz, The Good, the Bad & the Queen). Insomma, uno che non sta mai fermo e che ha il fuoco della musica. Lo dimostra nuovamente con questo disco solista, intimo e delicato. Melodie tristi per un ormai quasi cinquantenne.

Un paio di canzoni: Everyday Robots, Lonely Press Play, Photographs (You Are Taking Now)


lostatosociale_italiapeggiore
Lo Stato Sociale – L’Italia Peggiore (2014 – Garrincha) [Electro Pop] 

[xrr rating=3,5/5 label=”Voto al Disco:“]

Gli amati / odiati, i paraculi / veri, Lo Stato Sociale. A me piacciono. Punto. Ok, spendo due parole in più, ad essere paraculi, probabilmente lo sono, ma poi quando escono fuori con canzoni come “Questo è un grande paese”, presa per il culo (paracula) ma divertente e immediata, o “Forse più tardi un mango adesso”, che si attacca subito in testa o canzoni come “Il sulografo e la principessa ballerina” o “Te per canzone una scritto ho” non puoi non volergli bene. Sono canzoni con bei testi e ottime basi, poco da dire. Poi ci sono anche un po di canzoni assolutamente non riuscite e su alcuni brani si poteva fare di più. Ma per me questo disco è una conferma. Ci sanno fare, sono bravi e chi se ne frega se sono costruiti, paraculi o altro. Conta la musica e quella (spesso) la fanno molto bene. Avercene di gruppi cosi.

Un paio di canzoni: Questo è un grande paese, Il sulografo e la principessa ballerina, Te per canzone una scritto ho, Forse più tardi un mango adesso


FUORI CLASSIFICA / NON CE L’HANNO FATTA


Have a Nice Life – The Unnatural World: Bello ma non memorabile e dopo quel capolavoro del 2008, quel Deathconsciousness che fa genere a se, ci si aspettava molto ma molto di più. Non un brutto disco ma il paragone con il precedente lavoro è impietoso.

Liars – Mess: Stesso discorso di sopra, tanto mi era piaciuto il precedente WIXIW quanto non mi ha detto niente quest’ultimo. Vabbe.

Fabi Silvestri Gazzè – Il Padrone della Festa: In un anno in cui è uscito il nuovo splendido disco di Riccardo Sinigallia questo disco dei tre romani, bello e piacevole, non è proprio paragonabile. Se questo è un disco Pop carino e da classifica, quello di Sinigallia è di altro livello. Dispiace per il loro meritato successo confrontato con l’immeritato insuccesso dell’altro romano.

Grouper – Ruins: Questa volta Grouper non incanta come al solito.

SOHN – Tremors: Ascoltato molto e visto anche dal Vivo. Più Hype che sostanza. Non male, bella voce eh, ma nulla di che.

Le Luci Della Centrale Elettrica / Dente: Ormai troppo incastrati nei loro canoni. Bei disci ma…

Caribou – Our Love: Disco strano, a volte lo ascolto e mi pare molto bello, altre volte non mi dice niente, per stanchezza l’ho lasciato fuori dalla classifica ma non è detto che cambi idea.

Ben Frost – A U R O R A: Questo invece è volutamente fuori classifica. io ADORO Ben Frost ma devo ammettere che questo A U R O R A è solo rumore e basta. Dove sono le melodie di By The Throat? Dove è la classe mostrata in Theory of Machines? boh, ma ci può stare, è difficile tirare sempre dischi splendidi come Hecker o Loscil. Aspettiamo il prossimo lavoro.

Flying Lotus – You’re Dead: Di Flying Lotus mi è piaciuto solo il primo (o forse secondo), memorabile, disco (Los Angeles). Poi più nulla. Ogni nuovo disco viene sempre incensato e a me dice sempre nulla. troppo concettuale lui o troppo poco sensibile io? Non lo so. lascio a voi l’ardua sentenza.

This Will Destroy You – Another Language: Dopo Tunnel Blanket era difficile andare avanti su quella strada o fare di meglio, ed infatto i TWDY sono stati costretti a fare un passo indietro e, aimè, lo hanno fatto letteralmente.

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GiampaoloM

Ascolto Musica, vado a Concerti, Scatto foto. Vivo a Roma.

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